Mt 24, 37-44

Non è sempre facile dar nome a questo malessere profondo e persistente che possiamo sentire in qualche momento della vita. Così me l'hanno confessato in più di un'occasione persone che però cercavano qualcosa di «diverso», una luce nova, forse un'esperienza capace di dare un colore nuovo al vivere quotidiano.

Lo possiamo chiamare «vuoto interiore», insoddisfazione, incapacità di trovare qualcosa di solido che riempia il desiderio di vivere intensamente. Forse sarebbe meglio chiamarlo «noia», stanchezza di vivere sempre le stesse cose, sensazione di non trovare il segreto della vita: stiamo sbagliando in qualcosa di essenziale e non sappiamo esattamente ce cosa sia.

A volte, la crisi acquista un tono religioso. Possiamo parlare di «perdita della fede»? Non sappiamo più in che credere, nulla è capace d'illuminarci di dentro, abbiamo abbandonato la religione ingenua di altri tempi, ma non l'abbiamo sostituita con nulla di meglio. Allora può crescere in noi una sensazione strana: siamo rimasti senza alcuna chiave per orientare la nostra vita. Che possiamo fare?

La prima cosa è non cedere alla tristezza né all'irritazione: tutto ci sta chiamando a vivere. All'interno di questo malessere tanto persistente c'è qualcosa di molto salutare: il nostro desiderio di vivere qualcosa di più positivo e meno falso, qualcosa di più degno e meno artificiale. Quello di qui abbiamo bisogno è riorientare la nostra vita. Non si tratta di correggere un aspetto concreto della nostra persona. Questo verrà forse dopo. Ora la cosa importante è andare all'essenziale, trovare una sorgente di vita e di salvezza.

Perché non ci fermiamo a udire questa chiamata urgente di Gesù a risvegliarci? Non abbiamo bisogno di ascoltare le sue parole: «vegliate», «cercate di capire il momento che vivete», «è ora di svegliarvi»? Tutti dobbiamo domandarci cosa stiamo trascurando nella nostra vita, cosa dobbiamo cambiare e a che dobbiamo dare più attenzione e più tempo.

Le parole di Gesù sono dirette a tutti e a ciascuno: «vegliate». Dobbiamo reagire. Se lo facciamo, vivremo uno di quei rari momenti in cui ci sentiamo «svegli» dal più profondo del nostro essere.

José Antonio Pagola

 Traduzzione: Mercedes Cerezo

Publicado en www.gruposdejesus.com