Il modo di insegnare di Gesù provocò nella gente l'impressione di stare davanti ad una cosa sconosciuta e ammirabile. Lo segnala l'Evangelo più antico e gli studiosi pensano che realmente sia accaduto. Gesù non insegna come gli «scribi» della Legge. Lo fa con «autorità». La sua parola libera le persone dagli «spiriti impuri».

Non si deve confondere «autorità» con «potere». Gesù non tratta d'imporre la sua volontà sugli altri: Non insegna per controllare il comportamento della gente. Non utilizza la coazione.

La sua parola non è come quella degli scribi della religione ebraica. Non è rivestita di nessun potere istituzionale. La sua «autorità» nasce dalla forza dello Spirito. Proviene dall'amore per la gente. Cerca di aiutare quelli che soffrono, di guarire le ferite, di promuovere una vita più sana.

Gesù non genera sottomissione, infantilismi o passività. Libera dalle paure, infonde fiducia in Dio, incoraggia le persone a cercare un mondo nuovo.

Nessuno ignora che viviamo una grave crisi di autorità: la fiducia nella parola «istituzionale» è sotto i minimi storici. Nella Chiesa si parla di una forte «svalutazione del magistero». Le omelie ci annoiano. Le parole non hanno forza.

Non è il momento di ritornare a Gesù e imparare ad insegnare come lo faceva lui? La parola della Chiesa deve nascere dell'amore autentico per le persone. Deve essere detta dopo un ascolto attento della sofferenza che c'è nel mondo, non prima. Deve essere vicina, accogliente, capace di accompagnare la vita sofferente dell'essere umano.

Abbiamo bisogno di una parola più libera dalla seduzione del potere e più piena della forza dello Spirito. Un insegnamento nato dal rispetto e dalla stima delle persone, che generi speranza e guarisca le ferite. Sarebbe grave che, all'interno della Chiesa, si ascoltasse una «dottrina di scribi» e non la parola risanatrice di Gesù di cui ha tanta bisogna la gente per vivere con speranza.

José Antonio Pagola

Traduzione: Mercedes Cerezo

Publicado en www.gruposdejesus.com